Un pò di censura
E' tremendo, per chi ama l'arte, pensare che espressioni artistiche possano essere censurate quando poi in realtà il loro contenuto risulta non essere eccessivo, semmai ironico o di forte impatto. Vi mostro, commentandoli, pochi esempi di pubblicità censurate: assolute genialate la visione delle quali è stata negata ai più, tranne che a chi se le va a cercare nel web ed ai frequentatori spaghettivori del mio blog.
Le cose belle dell'estate in questo caso sono dei bei seni che vengono paragonati a gustose mozzarelle, tra l'altro il costume ha la stessa fantasia della confezione del prodotto. Di forte impatto ma per niente volgare, non è la prima volta che una pubblicità mostra dei seni pergiunta coperti.
CENSURATA dall'Istituto Autodisciplina Pubblicitaria, il Giurì ha ritenuto che in questa pubblicità si mercifica il corpo della donna.
Fatti la (birra) Cubana, è tra l'altro scritto sulla bottiglia e non sulla donna. Ma è stata
CENSURATA perchè il doppio senso che identifica la cubana con la birra è una forma di mercificazione della donna.
Geniale. Se trasporti pacchi non puoi avere idea migliore che pubblicizzarti così. Oltre al divertentissimo gioco di parole (rinforzato da un'immagine forte ma non eccessiva) si fa un'associazione d'idee tra la cura che ogni uomo ha per il suo e quella che l'azienda ha nei confronti dei pacchi (quelli postali) dei clienti, l'intento è quindi sottolineare l'affidabilità. Non è daccordo il Giurì che l'ha
Squisitamente geniale. Pubblicizzare un servizio offerto facendoci dell'ironia sopra. In realtà la ditta in questione tiene veramente tuo figlio "tra le palle".
Chi ha detto che il sesso ha età? Il messaggio di questa pubblicità di Jeans lascia intendere che con i suoi prodotti non si smette mai di essere giovani, semmai dando una "svecchiata" allo stereotipo dell'anziano.
Qui a salvare l'immagine è il nobile messaggio che non può essere meglio lanciato che in questo modo: Perchè andare in giro con una pelliccia di animale è meno volgare che andare in giro con la propria? (tra l'altro ingrandita in fotomontaggio ottenendo anche un effetto quasi ironico)
E ora viene il bello. Fin ora abbiamo visto dei prodotti creativi censurati. Qui assistiamo invece ad una pubblicità che in qualche modo, anche se non in maniera manifesta, suggerisce un comportamento sbagliato. Se un bambino non mangia la verdura non bisogna prenderne semplicemente atto e sostituire ad essa delle vitamine; la soluzione al problema è "educare" il pargolo a mangiare le verdure. Quale bambino, vedendo l'immagine in questione ed il messaggio pur troppo esplicito, non direbbe "ecco mamma, non darmi più la verdura che non mi piace, comprami le vitamine". Pubblicizzare un prodotto del genere in questo modo è diseducativo tanto quanto fare una reclame di un'enciclopedia a fumetti per "ragazzi che hanno poca voglia di andare a scuola", quasi ad offrire una valida e piacevole alternativa ad una cosa necessaria.


1 commento:
Completamente d'accordo. Interessantissimo questo post fratè. Sai come la penso sulla censura e condivido a grandissime linee il tuo punto di vista.
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