Spaghetti Blog



Lo faccio all'italiana

lunedì 22 settembre 2008

Il sogno di sempre


Anni di torpore anni di appiattimento
una generazione senza sentimento
non ci sono slanci non c'è più tensione
per il combattimento non c'è più una ragione.

Il cancro consumista le menti ha devastato
giovani senz'ossa il solo risultato
giovani perduti quanti anni buttati
signori del sistema non ci avete piegati.

Riaffiorano i ricordi degli anni di passione
ritorna il vecchio sogno per la rivoluzione.

La rivoluzione è come il vento! La rivoluzione è come il vento.

Racconti senza fine di gente che ha pagato
non puoi mollare adesso la lotta a questo stato.

La rivoluzione è come il vento! La rivoluzione è come il vento.

Scontri nelle piazze con spranghe nella mano
i rivoluzionari non son caduti invano.
Fuoco della rivolta sta bruciando ancora
dell'insurrezione risorgerà l'aurora

Tirannide borghese
ancora poco tempo
la rivoluzione scoppia in ogni momento.

La rivoluzione è come il vento! La rivoluzione è come il vento.

Intolleranza - 1987

lunedì 15 settembre 2008

E' arrivata

Sognando di magari averne una, prima o poi, in garage... mi guardo lo spot:


lunedì 8 settembre 2008

La migliore fiat di sempre..



giovedì 4 settembre 2008

un pò di filosofia ed internazional-Politica

ma con la P maiuscola.
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Per una volta un post sulla politica ed in "filosofico-politichese" che aimè risulterà a molti poco comprensibile come non è stato semplice per me afferrare in pieno alcuni passaggi dell'intera intervista (della quale pubblico un estratto ma che si può leggere da QUI) di Luigi Tedeschi a Costanzo Preve, le parole che seguono sono di quest'ultimo.
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Oggi l’Europa è occupata da basi militari americane a più di sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, e nessun ateniese del tempo di Pericle e di Socrate avrebbe parlato di “democrazia” in presenza di una base militare spartana nel territorio dell’Attica. Il fatto che dei proconsolati imperiali USA possano autodefinirsi “democratici”, laddove essendo privi di sovranità militare e geopolitica non possono ovviamente esserlo “per la contraddizion che nol consente” (come direbbe Dante Alighieri), segnala soltanto una situazione di “decadenza” inaudito dell’Europa in quanto tale. Il buonismo ipocrita alla Veltroni ed il pacifismo ritualizzato alla Bertinotti, che pure si contrappongono simbolicamente al “guerrismo” occidentalistico della crociata al cosiddetto “islamofascismo” di Fini e Berlusconi, possono forse soddisfare gli amanti della simulazione immateriale postmoderna, ma non possono distruggere la realtà storicamente “reale”, il fatto cioè che senza sovranità militare non può esistere nessuna democrazia, perché non comanda il demos, ma lo xenos, uno straniero che non è neppure ospite gradito, ma è anzi un nemico della pace e del diritto internazionale. Hai perfettamente ragione nel rilevare che mentre un secolo fa la democrazia si identificava con la nazionalizzazione delle masse, oggi si identifica piuttosto con la prescrizione dell’internazionalizzazione delle masse stesse. Aggiungerei soltanto che la connotazione più appropriata di questo fenomeno non è tanto “internazionalizzazione”, quanto “globalizzazione”, e cioè globalizzazione ad un tempo multiculturale ed individualizzante delle masse stesse. E questo perché il termine di internazionalizzazione, contenendo la paroletta latina inter, alludeva ancora ad un rapporto fra nazioni, e di conseguenza fra stati, non importa se stati-nazione o stati multi-nazionali. Oggi la polemica del profilo democratico politicamente corretto, come abbiamo cercato entrambi di definirlo nella domanda e nella risposta precedenti, si rivolge direttamente contro la nozione di sovranità degli stati, ed è contro questa nozione che il coro urlante del circo mediatico si rivolge con particolare ferocia. Ferocia peraltro del tutto comprensibile, perché qui si gioca una partita veramente strategica. Viviamo infatti in un capitalismo già in parte del tutto post-borghese, e mentre la borghesia tradizionalmente intesa si aggregava appunto all’interno dello spazio economico e culturale appunto “borghese” (lo stato-nazione, in breve), oggi le nuove oligarchie post-borghesi ed ultra-capitalistiche si aggregano direttamente nello spazio globalizzato ed unificato del mondo intero. Con questo, tuttavia, lo stato-nazione non è affatto sparito, come afferma scorrettamente la scuola onirico-futurista di Toni Negri, perché non solo è tuttora in pieno esercizio presso i dominatori del mondo (i dominatori guerrieri, USA e Inghilterra, ed il clero religioso che specula sul complesso di colpa dell’Europa malata, il sionismo israeliano massacratore del popolo-martire palestinese), ma è ancora presente come protesi diplomatica di appoggio alle proprie classi imprenditoriali (e si vedano i tragicomici viaggi della coppia Prodi-Cordero di Montezemolo che sponsorizzano l’azienda-Italia presso stralunati statisti bianchi, neri, gialli, caffellatte e colore unito multiculturale Benetton). In ogni caso, al centro resta sempre e soltanto la decisività della (mancanza di) sovranità. La critica antica alla democrazia (Socrate, Platone, in parte anche Aristotele, eccetera) si basava proprio sul fatto che la decisione democratica del demos esisteva veramente, e proprio perché esisteva veramente poteva essere pericolosa e distruttiva, in quanto promossa da soggettività emotive, passionali e poco razionali. Ma oggi gli ideologi dell’inesistenza di una vera democrazia decisionale che invece ipocritamente affermano come esistente, sia pure ovviamente imperfetta e perfettibile, come Norberto Bobbio, devono riuscire a mettere sotto silenzio il punto essenziale, e cioè il fatto che in assenza di sovranità reale la stessa decisione politica non è né cattiva né buona, come era al tempo di Socrate, ma è del tutto inesistente. Quanto andrà avanti ancora questa ripugnante simulazione? Apparentemente per sempre, se teniamo conto della forza gigantesca del trinomio Oligarchie Finanziarie-Circo Mediatico di gestione del codice politicamente corretto di accesso alla legittimazione “democratica” -Ceti politici incorporati nella riproduzione politologica. Ma la storia riserva sempre delle sorprese, ed in queste sorprese possiamo sempre pascalianamente scommettere, anche se sono venute meno (ed era ora!) le pseudo-certezze del meccanicismo deterministico del (cattivo) marxismo.

 

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