Spaghetti Blog



Lo faccio all'italiana

venerdì 6 luglio 2007

Italian history X


Una vita dedicata al lavoro, alla carriera. Una regione complicata, la Calabria, nella quale qualche anno fa ed in alcuni ambienti era impossibile raggiungere un certo livello senza accettare compromessi poco etici. Poi i tempi cambiano e gli altarini si scoprono, meglio abbandonare la barca che affonda, raggiunta l’età pensionabile e nonostante la possibilità di continuare altri anni lasciare il lavoro al quale si è dedicata l’esistenza. Una lettera di dimissioni inusualmente piena di riflessioni morali sulla propria vita, sul fatto di aver probabilmente perso l’affetto di moglie e figli a causa dell’arrivismo lavorativo, di una relazione clandestina col proprio impiego che lo aveva portato così in alto nella professione ma forse troppo in basso come uomo; nella lettera però anche buoni propositi, ricominciare da capo e recuperare una famiglia ormai distante, ridonare un senso alla propria realtà affettiva. Deve essersi reso conto, poi, che era troppo tardi; ciò che desiderava riconquistare era ormai impossibile da raggiungere. Due mesi sono pochi per arrendersi, ma possiamo immaginare quanto un uomo che aveva sostituito il lavoro alla famiglia possa essersi trovato perso in un’esistenza privata del suo senso abituale e della speranza di recuperare quello originario. Due mesi sono pochi per decidere un suicidio, rendere l’anima e la vita in quanto forse non si sa più che farne.
Nonostante non concepisca un simile gesto mi astengo dal giudicare; questa triste storia di un uomo che qui non avrà nome mi è stata affidata come esempio di vita da una brava donna, una storica seppur giovane impiegata dell’Inail. Voglio legarla ad una lettera non troppo attinente, ma molto bella e trovata su Focus di questo mese; mi evita di concludere questo post con un po’ di amaro in bocca:


I nuovi eroi-normali
Quando ero ragazzo gli eroi e i supereroi si chiamavano Tex, Zagor, Superman, Uomo Ragno, Devil, Fantastici Quattro, Batman. Oggi a 45 anni ho capito che gli eroi sono ben altri. I nuovi eroi sono persone apparentemente normali che fanno cose apparentemente normali. Apparentemente. I nuovi eroi sono persone capaci di lavorare duro, con spirito di abnegazione, perché sanno di farlo non solo per se stessi ma per il bene comune. E quanto più alta è la carica che essi ricoprono, sono capaci di stabilire con i loro collaboratori rapporti autentici, veri, con umanità ed umiltà. Mentre trattano senza timore reverenziale alcuno i potenti. I nuovi eroi sanno sopportare, oggi più che mai, una quantità incommensurabile di indottrinati incapaci, consci che il difficile non è sapere, ma saper far uso di ciò che si sa. I nuovi eroi sono coloro che assistono al quotidiano scempio di una classe politica, tutta, inetta ed incapace, e che ogni giorno hanno la forza di chiedersi che cosa possono fare loro stessi per cambiare in meglio questo Paese. Sono coloro che non ricorrono a scorciatoie o mezzucci per raggiungere uno scopo o un obiettivo, consapevoli che la strada da percorrere è impervia e irta di ostacoli, ma che la loro forza di volontà li aiuterà a percorrerla. I nuovi eroi sanno rimanere sempre retti ed onesti tra i disonesti, e aborrono la calunnia. Quando si prefiggono un obiettivo ambizioso danno sudore e passione. Se lo conseguono ne gioiscono, senza vanto alcuno. Ma quando esausti non riescono nell’intento, hanno la forza ed il coraggio di cambiare obiettivo e porsene un altro, diverso, ancora più ambizioso. E’ difficile vedere i nuovi eroi in copertina o sulle prime pagine dei giornali. Non ne hanno bisogno. I nuovi eroi si appagano del riconoscimento e della stima delle persone che vivono, lavorano, soffrono, lottano, sperano, gioiscono con loro. Ed è questo ciò che li rende veri, grandi, eroi.

Anselmo07

1 commento:

Franz ha detto...

Sento di poter dire che eroi siamo anche noi caro Mattew. Post bello ed azzeccatissimo per il periodo.

 

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