Spaghetti Blog



Lo faccio all'italiana

giovedì 28 febbraio 2008

Vivere per la politica o.. di politica


“Chi vive per la politica, fa di questa, in senso interiore la propria vita: egli gode del mero possesso della potenza che esercita, oppure alimenta il proprio equilibrio interiore e il sentimento della propria dignità con la coscienza di dare un senso alla propria vita per il fatto di servire una ‘causa’. In questo senso interiore si può ben dire che ogni uomo serio, il quale vive per una causa, vive anche di questa causa. […] ‘Di’ politica come professione vive chi tende a farne una duratura fonte di guadagno; ‘per’ la politica, invece, colui per il quale ciò non avviene” (Max Weber)


I politici di professione, quelli senza il Beruf della politica, su cui fondare il loro carisma, sono coloro che non hanno le qualità intrinseche del capo, coloro che non avendo l’impulso interiore si costruiscono un apparato di potere senza comprendere la reale capacità d’azione, i rischi e le responsabilità della leadership, cioè il lato oscuro presente in ogni relazione di dominio.


“Ha veramente la vocazione per la politica solo colui che, forte di una fede profonda e certo di non crollare anche quando il mondo gli apparisse troppo basso o stupido per ciò che egli ha da offrire, davanti ad ogni delusione può dire: Non importa, continuiamo! (Max Weber)


Da “Religione e modernità in Max Weber” di Alessia Zaretti (FrancoAngeli)

lunedì 25 febbraio 2008

La sentinella


Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame freddo ed era lontano 50mila anni-luce da casa. Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità doppia di quella cui era abituato, faceva d'ogni movimento un'agonia di fatica. Ma dopo decine di migliaia d'anni, quest'angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell'aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arriva al dunque, tocca ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finché non ce lo avevano mandato. E adesso era suolo sacro perché c'era arrivato anche il nemico. Il nemico, l'unica altra razza intelligente della galassia... crudeli schifosi, ripugnanti mostri. Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata subito guerra; quelli avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo, una soluzione pacifica. E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi denti e con le unghie.
Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame, freddo e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale. Stava all'erta, il fucile pronto.
Lontano 50mila anni-luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l'avrebbe mai fatta a riportare a casa la pelle.
E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più.
Il verso, la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s'erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d'un bianco nauseante e senza squame...

Fredrick Brown
(tratto da 'Tutti i racconti' (1950-1972), 1992, A. Mondadori Editore)

lunedì 18 febbraio 2008

Shooting Silvio


Allora il cinema indipendente Italiano esiste e davvero riesce a produrre esempi di pellicole di alta qualità, film molto bello e ben fatto da tutti i punti di vista, tranne semmai la recitazione.
Adatto al clima odierno di campagna elettorale, con citazioni accessibilissime e molto apprezzate dal sottoscritto.
Vabbè, vedetevelo insomma... sù!

domenica 10 febbraio 2008

la storia infoibata


Dal numero di Febbraio 2007 de "L'Urlo", giornalino studentesco del liceo E. Montale di Roma.
10 Febbraio: Giornata del ricordo delle foibe.
Come chiudere gli occhi davanti ad un eccidio di massa, ad una pulizia etnica, alla morte di connazionali non aventi altra colpa che quella di essere Italiani?
Molti mi rispondono che rispetto ai cinque milioni di ebrei sterminati dai nazisti, qualche migliaio di italiani sono poca roba… a loro ed alle loro ignobili anime replico che la tragedia non si misura su di una bilancia il quale ago pende a seconda del peso (del numero) dei corpi esanimi che essa si lascia dietro, ma sull’efferatezza di un crimine che un uomo o un’ideologia hanno la risolutezza di compiere.
L’infame intento.
Josip Broz, meglio conosciuto come il maresciallo Tito, segretario del partito comunista Jugoslavo e poi fondatore dello stato socialista, alla fine della seconda guerra mondiale condusse le sue truppe partigiane in una violenta occupazione dei territori del nostro confine orientale: Trieste, Fiume, la Dalmazia e tutta l’Istria, territori italiani fin dal tempo delle province romane, erano in mano alle imperversanti truppe slavo-comuniste. L’intento di Tito era eliminare gli italiani per balcanizzare il territorio e “bonificare” l’Istria, Fiume e la Dalmazia dalla presenza millenaria del ceppo latino-veneto.
Le foibe.
Il termine foiba è una corruzione dialettale del latino “fovea” che significa fossa; le foibe, infatti, sono voragini rocciose create dall’erosione di corsi d’acqua nell’altopiano del Carso. Esse furono utilizzate per infoibare (“spingere nella foiba”) migliaia di istriani e triestini, soprattutto italiani (fascisti e non) ma anche slavi anticomunisti, addirittura alcuni membri del CLN, colpevoli di opporsi all’espansionismo comunista slavo di Tito, che doveva dimostrare agli altri stati seguaci della corrente sovietica di essere in grado di controllare, sotto la propria egida, diversi tipi di etnie.
Strategie di un abominio.
Le vittime dei titini venivano condotte, dopo atroci sevizie, nei pressi della foiba; qui gli aguzzini, non paghi dei maltrattamenti già inflitti, bloccavano i polsi e i piedi tramite filo di ferro ad ogni singola persona con l’ausilio di pinze e, successivamente, legavano gli uni agli altri sempre tramite il fil di ferro. I massacratori, per risparmiare munizioni, sparavano soltanto al primo malcapitato del gruppo che, ruzzolando rovinosamente nella foiba, trascinava con sé gli altri; essi morivano di stenti, il freddo e l’inedia non lasciavano superstiti. Sollazzo delle truppe slave era, sovente, gettare nelle foibe, dopo l’esecuzione, un famelico cane nero che rendesse, se possibile, ancora peggiori le ultime ore di vita dei condannati.
Gli aguzzini agirono su direttive dell'OZNA, la famigerata polizia segreta del regime titino, i cui agenti calarono a Trieste con le liste di proscrizione e si servirono di manovalanza locale. Nell'invasione jugoslava dell’Istria, e di ciò che ne seguì, i comunisti locali hanno responsabilità gravissime. In quei giorni le loro squadre con la stella rossa giravano per la città a pestare e ad arrestare. Loro elementi formavano il nerbo della "difesa popolare". Quei tragici avvenimenti furono infatti il frutto di un disegno politico preventivamente preparato e cinicamente eseguito.
Un inevitabile paragone.
Nella memoria collettiva e nella storiografia ufficiale l’Olocausto è giustamente presente, e non potrebbe essere altrimenti. Trova spazio in tutti i libri di testo, nella cinematografia mondiale sia filmica che documentaristica e viene ricordato costantemente, rasentando l’eccesso, dai mezzi di informazione. Ogni studente italiano conosce bene quegli orrori.
La tragedia istriana giuliano dalmata, al contrario, è stata per decenni omessa, oltre che da tutto il susseguirsi di governi (tranne l’ultimo di centro-destra che ha il merito di aver istituito la Giornata del Ricordo), da tutti i testi scolastici ed è solo in seguito al dibattito sulla faziosità dei libri di testo, che in alcune edizioni viene riportata qualche informazione a riguardo, anche se spesso, purtroppo, ancora in forma superficiale e didascalica.
La condanna politica e morale di tutti gli stati nei confronti dell’antisemitismo è unanime, e, in forma autocritica, anche molti esponenti dei governi tedeschi sono sempre stati in prima linea nell’esecrare quegli accadimenti. Diversamente, in merito al genocidio titino, non c’è mai stata alcuna presa di posizione ufficiale di condanna da parte dei governi balcanici: la Jugoslavia prima, la Croazia e la Slovenia poi, oltre a non aver mai espresso le loro “scuse ufficiali” ai familiari delle vittime, non hanno collaborato ad aprire, agli storici di tutto il mondo, i loro archivi di stato (basti pensare alla reazione del presidente croato Mesic al discorso di Giorgio Napolitano in occasione della celebrazione del “Giorno del ricordo” del 10 Febbraio 2007). Anche sul piano giudiziario, le procedure ed i risultati sono da sempre stati diversi: sebbene alcuni siano riusciti ad eludere la giustizia internazionale, molti gerarchi nazisti sono stati processati a Norimberga. Nessun criminale titino ha invece scontato un solo giorno di carcere, a cominciare proprio dal loro leader, inspiegabilmente a lungo stimato e “riverito” da molti capi di stato.

mercoledì 6 febbraio 2008

Una vita al massimo


C’è chi butta via la vita seguendo falsi idoli, o convinzioni, chi vive in funzione di una persona e lascia che il proprio universo le ruoti intorno, e rinuncia alla coerenza.
C’è anche chi lo fa perché è caduto, ma non per terra ma molto più in profondità: nel baratro della droga.
Alcuni, anzi molti, semplicemente ebbri della loro ignoranza, fanno questo e quello senza poi infine far nulla, passano giornate nel vuoto, perdono il prezioso tempo in superficiali inutilezze.

Ora non sento più la vita sfuggirmi tra le dita come un pugno di sabbia, le mie giornate non sono più fugaci granelli di quell’arena stretta nella mia mano incapace di contenerli. Sento più mia l’esistenza, perché cerco ogni momento di afferrare tutto ciò che mi può dare, nell’umano possibile, cercando di limitare le inevitabili perdite alle inutilezze di cui sopra. Quello che l’economia definisce “massimizzazione soggetta a vincoli”.
Questa è la mia idea, una vita vissuta come elevazione e conquista,
Una vita al massimo…

 

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