Sessanta e sto

Hanno provato a convincermi che senza quel pezzo di carta, come fosse una patente, non sarò autorizzato a continuare a guidare la mia vita. Voglio parlare a quelli come me, purtroppo pochi, che hanno frequentato o frequentano la scuola per riceverne concetti, conoscenze e spirito critico; e non la nozione, il pezzo di carta e il voto. Io la “soddisfazione personale” la trovo nell’aver imparato qualcosa di utile e bello, a prescindere dal voto che ne consegue; ho sempre studiato per me, non per ripetere ad un professore, al quale preferisco riferire quello che basta per avere il 6, per andare avanti.
Da quest’anno i maturandi tornano ad essere giudicati da estranei, professori provenienti da altre scuole che si baseranno su un’esperienza dell’alunno di circa mezz’ora e su un foglio che cerca di riassumere cinque anni di carriera scolastica in una lista di cifre e numeri. Torna quindi a trionfare la nozione, la cantilena da interrogazione, il premiare chi vive sui libri nella brama del 100; rispetto a chi affianca alla scuola, rivalutando a ribasso l’importanza di essa, importanti esperienze che possono formare la persona completa. Persona che può essere valutata nella sua completezza solo dal professore che ti ha accompagnato nel percorso di anni e che può tenere in considerazione il tuo vero valore; questo esame al contrario è il trionfo del professore “robottino spara-voti” e dello “studente spara-nozioni”, che deve spararne il più possibile al fine di ottenere un voto orale maggiore nel poco tempo concessogli per essere giudicato.
Qualcuno potrebbe obiettare: "Solo metà commissione è esterna, l’altra è composta da tre docenti “scelti” (e sul criterio di questa scelta ci sarebbe da scrivere un altro post) nel tuo consiglio di classe!"; approfitto di questa giusta (auto)osservazione per raccontarvi una storia:
C’era una volta una professoressa che, nonostante avesse più di metà classe col debito - ed il resto con evidenti difficoltà - nella sua materia (una materia che non ha niente a che fare con le altre e per la quale è necessario uno studio nozionistico nonché una semi-innata attitudine), ha insistito ed è riuscita nell’intento di essere esaminatrice interna per la propria classe quinta. Contando che il suo intento – col senno di poi posso assicurarvi – non è aiutare i suoi alunni, che astenendosi dal partecipare agli esami avrebbe evitato alla maggior parte dei suoi studenti una pietosa scena muta ed un candido compito di terza prova consegnato in bianco, che le altre sue classi sono anch’esse in condizioni pietose (e lei non si fa un esame di coscienza sospettando che forse non è un granché nel suo mestiere), sapete come lo definisco un atteggiamento simile? “Cattiveria gratuita”!
Voglio dire che io stimo tantissimo i professori, sono una categoria affascinante che comprende molte delle migliori persone che io abbia conosciuto; ma quello che in alcuni professori risulta essere il migliore dei pregi, in altri diventa il peggiore dei difetti: sono esseri umani.